Cos’è la deontologia?

La professione forense è tra le più antiche al mondo perché i cittadini, subito dopo che l’autorità ha creato i giudici, si sono resi conto che, per sostenere le proprie ragioni, avevano bisogno di una persona preparata e che sapesse esporle in modo convincente.

Col tempo si comprese però che non era sufficiente la capacità di esporre ma che era necessario che l’avvocato fosse credibile di fronte al giudice.

Da questa evidenza nacque e si sviluppò nella comunità degli avvocati un intimo sentimento e quindi un’etica comune.

Ecco nata la deontologia: un insieme di regole non scritte cui l’avvocato sente di dover aderire per mantenere il proprio agire nell’alveo della correttezza, diligenza e onorabilità e quindi, in altre parole, per essere ed apparire di fronte a tutti corretto e credibile.

Deontologia dunque è obbedire a regole di comportamento: solo professando il rispetto di queste regole l’avvocato acquista credibilità e mantiene alta la sua reputazione presso giudici, colleghi ed assistiti.

Per secoli il comune sentire, pur adeguandosi alle epoche che andavano succedendosi, è rimasto nella tradizione orale della comunità forense, anzi nemmeno: le regole si trasmettevano tra avvocati anziani e avvocati giovani non con le parole ma con l’esempio.

Negli ultimi decenni la necessità di certezza delle regole (anche in ragione della rapidità di evoluzione del comune sentire) ha imposto di codificare le regole della deontologia in un codice deontologico, in versioni successivamente modificate ed ampliate, fino ad arrivare al codice odierno“.

(un sentito grazie all’avv. Giovanni Salvi per questa definizione)